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EYOS Interstellar expedition. Le sferule di IM1 sono di origine aliena?

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L'origine interstellare di IM1 è stata ipotizzata nel 2019, e confermata con una certezza del 99,999% dal Comando spaziale degli Stati Uniti alla NASA.
IM1, l'oggetto di origine interstellare. Foto da Pixabay.com

Sono 50 le sfere identificate e raccolte dalla spedizione guidata dallo scienziato Avi Loeb, astrofisico dell’Università di Harvard, e coordinato da Rob McCallum di EYOS Expeditions.
Si ritiene che tali sfere provengano dall’esterno del nostro Sistema Solare e che facciano parte dell'”Interstellar Meteor 1“, abbreviato in IM1.

Si tratta di una meteora delle dimensioni di un pallone da basket, della massa stimata in circa 500 chilogrammi, schiantatasi nell’atmosfera terrestre l’8 gennaio 2014.

La sua origine interstellare è stata ipotizzata dallo stesso Loeb e dall’studente di Harward Amir Siraj nel 2019, e confermata tre anni dopo con una certezza del 99,999% dal Comando spaziale degli Stati Uniti alla NASA.
L’origine interstellare è stata immediatamente sospettata in quanto l’oggetto si muoveva con una velocità doppia rispetto al 95% delle stelle vicine al Sole.
Loeb ritiene, inoltre, che l’origine di IM1 possa essere artificiale. Questo spiegherebbe perché la meteora sia sopravvissuta all’ingressso nella bassa atmosfera terrestre.
La missione appena conclusa, cominciata il 14 giugno e terminata il 28 aveva, come obiettivo, quello di recuperare eventuali frammenti depositatisi sul fondo dell’Oceano Pacifico, 85 chilometri al largo dell’isola di Manus in Papua Nuova Guinea.
Le sfere -che si trovavano sul fondo del mare alla profondità di 2000 metri da circa 10 anni-, sono state recuperate tramite una slitta che è stata trainata lungo delle linee che hanno seguito le coordinate della traiettoria della meteorite, percorrendo un totale di 175 chilometri.
I 50 campioni ritrovati sono di dimensioni che vanno dagli 0,1 al millimetro di grandezza e le analisi preliminari hanno rivelato che la “composizione delle sferule non corrisponde a leghe fabbricate o meteoriti naturali nel Sistema Solare”. Son composte prevalentemente da ferro, parti trascurabili di nichel ed oligoelementi. Anche la datazione uranio-piombo sembra confermare l’origine interstellare dei reperti.
Ulteriori analisi sulla composizione isotopica e datazione radioattiva dovranno dare risposta alla fatidica domanda: “la meteora è di origine naturale o, data la sua velocità anomala e la resistenza del materiale, di origine tecnologica?”.
Avi Loeb, per raccontare pubblicamente l’avventura della ricerca dei frammenti della meteora interstellare IM1, ha tenuto una specie di “Diario di viaggio interstellare” tramite un blog.
“Un team di due dozzine di ricercatori e personale di supporto ha speso due settimane e 1,5 milioni di dollariracconta lo scienziato-, per portare un decimo di milionesimo della massa di detriti dall’IM1 al ponte della nave Silver Star”.
Spiega anche che questa spedizione “costituisce la prima opportunità per gli astronomi di conoscere lo spazio interstellare utilizzando un microscopio piuttosto che un telescopio” e riferisce che, i piccoli reperti visti al microscopio, “appaiono come bellissime biglie metalliche”.
Si pensa già alla prossima spedizione, ovvero utilizzare un sonar da 30 kilohertz per “mappare il fondale oceanico attorno al percorso di IM1 alla ricerca di eventuali resti di grandi dimensioni”.

ALtro oggetto interstellare misterioso è Oumuamua. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
L.C.

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